La Disprassia motoria e verbale
Di cosa si tratta
La prassia è la capacità di compiere correttamente gesti coordinati e diretti a un determinato fine. Una prassia è un gesto abituale che non deve essere pensato e monitorato, ma si realizza senza controllo cognitivo.
La disprassia è dunque la difficoltà di pianificazione e realizzazione di schemi motori.
Come si manifesta
La prematurità e il basso peso alla nascita sono fattori di rischio per la disprassia. E’ inoltre presente una famigliarità del disturbo, pertanto un’accurata anamnesi è di fondamentale importanza.
I disturbi prassici possono essere generalizzati o riguardare settori specifici. Le disprassie più comuni sono quella motoria e quella verbale.
In entrambi i casi sono presenti difficoltà di programmazione e realizzazione dei movimenti articolari in assenza di deficit neuromuscolari o sensoriali. Nella disprassia motoria la difficoltà è nella realizzazione di gesti e attività che coinvolgono tutti i distretti corporei; nella disprassia verbale la difficoltà è focalizzata alla produzione di suoni, sillabe e parole e alla loro organizzazione sequenziale.
Si parla di disprassia secondaria quando è una caratteristica presente in altri disturbi neuroevolutivi come può accadere ad esempio nell’ADHD, nei DSA e nello Spettro Autistico.
Disprassia motoria
I principali sintomi:
- maldestrezza, goffaggine e impaccio motorio: sono bambini che cadono o urtano oggetti molto spesso. Solitamente non sono abili negli sport e faticano a svolgere attività di motricità fine;
- difficoltà di organizzazione: faticano ad organizzare i propri gesti, ma anche gli impegni quotidiani. Sono spesso di corsa e organizzano male il proprio tempo. Mostrano difficoltà ad eseguire attività che richiedono sequenze precise.
I disturbi prassici hanno un forte riscontro nella vita quotidiana in quanto le prassie sono parte integrante delle nostre azioni.
Troviamo le prassie durante la vestizione, nell’igiene personale, quando mangiamo.
La persona disprassica mostrerà difficoltà ad indossare i vestiti, facilmente li metterà al rovescio o si troverà disorientato nella percezione del proprio corpo rispetto allo spazio circostante. Possono essere d’ostacolo i bottoni, le cerniere, i lacci.
Le difficoltà spesso coinvolgono la motricità fine e dunque sono spesso associate a scarse abilità grafomotorie, una scrittura poco leggibile e difficoltà a svolgere attività di precisione.
La fatica della persona disprassica è di tipo organizzativo e dunque si manifesta sia nell’organizzazione dei gesti motori, sia nella pianificazione del proprio tempo.
Disprassia verbale
I principali sintomi:
- Produzione di errori incostanti, sia a carico delle vocali che delle consonanti, sia in produzione spontanea che nella ripetizione di sillabe o parole;
- Errori e difficoltà nella transizione articolatoria tra suoni e sillabe ( il bambino pare rallentare la propria produzione o pare scandire le parole sillaba per sillaba);
- Prosodia (velocità, intonazione e ritmo) inappropriata.
Quando la disprassia verbale si associa a una disprassia generalizzata dell’apparato bucco-fonatorio, indicata con il termine “disprassia orale”, non coinvolge solo la programmazione dei movimenti coarticolatori, ma anche la produzione di movimenti volontari fini come lo schioccare la lingua, il protrudere le labbra per mandare un bacio, la rotazione della lingua intorno alle labbra, ecc.
In questo caso la disprassia generalizzata dell’ apparato bucco- fonatorio può essere associata a difficoltà di alimentazione e alla presenza di scialorrea.
L’incordinazione motoria orale talvolta si associa a un ritardo dello sviluppo delle capacità motorie generali.
Nel normale sviluppo linguistico, a causa della fisiologica immaturità degli organi fono-articolatori, il bambino piccolo mette in atto dei processi di semplificazione della struttura fonotattica delle parole più complesse, strategie che però risultano sempre le stesse e quindi facilmente prevedibili dall’interlocutore. Diversamente, l’eloquio dei bambini affetti da disprassia risulta caratterizzato da una variabilità e atipia dei processi che rendono il linguaggio scarsamente intellegibile.
Frequentemente si associano difficoltà prassiche anche a livello grosso- motorio.
Sperimentare a lungo la frustrazione rispetto alla propria capacità di trasmettere messaggi verbali porta il bambino a percepirsi come un “cattivo comunicatore” con conseguenti ricadute negative sulla vita quotidiana, sull’autonomia, sulla strutturazione della personalità e sulla fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità.
Disprassia motoria e verbale
Cosa Fare
Il primo passo è una visita con il Neuropsichiatra infantile, successivamente il trattamento del bambino disprassico deve essere integrato e fortemente personalizzato. E’ necessario tener conto del deficit motorio e sostenere le abilità linguistiche e gli aspetti cognitivi intervenendo anche sulle modalità di interazione sociale e relazionale. In seguito alla diagnosi è necessario avviare al più presto un intervento multidisciplinare. La presa in carico neuropsicomotoria è fondamentale per sviluppare una maggiore organizzazione motoria globale e aumentare la consapevolezza corporea; l’intervento logopedico è specifico per acquisire un miglior controllo motorio della produzione verbale e per sostenere i tentativi di comunicazione. Il trattamento logopedico resta l’intervento più indicato nei casi di disprassia verbale.
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