Mutismo selettivo
DI COSA SI TRATTA
Il Mutismo selettivo (MS) è un particolare disturbo d’ansia che si manifesta prevalentemente nell’età evolutiva. Dalla analisi della letteratura sull’argomento si evidenzia che il MS può essere letto come il risultato di predisposizioni temperamentali associate a differenti influenze ambientali (Steinhausen, Juzi 1996).
Consiste in una una persistente incapacità di parlare in uno o più ambienti o situazioni sociali per esempio la scuola. Il bambino mantiene la capacità di usare efficacemente il linguaggio in alcune situazioni, quelle in cui può sentirsi a suo agio, mentre in altre il ricorso al linguaggio è completamente e stabilmente assente.
COME SI MANIFESTA
Spesso i bambini che hanno questo problema parlano con i propri familiari, o almeno con alcuni membri della famiglia, e con un ristretto numero di coetanei ma non parlano con persone sconosciute, di solito non parlano a scuola, soprattutto in classe. La selezione delle persone con cui parlano può essere più o meno ampia. A volte il bambino sussurra per rivolgersi agli altri o comunica non verbalmente attraverso i gesti e la mimica facciale, altre volte utilizza la scrittura oppure attende che qualcuno comprenda i suoi bisogni. I bambini con questo tipo di problema hanno spesso un comportamento che appare freddo, sembrano distanti e mostrano un’inibizione generalizzata del comportamento, è come se “congelassero”, non solo la produzione verbale, ma anche la propria capacità di interagire con gli altri.
E’ bene sottolineare che il problema non è il sintomo di alcuna patologia neuropsichiatria, né una risposta di difesa di fronte ad un evento traumatico, non sono presenti problemi fonatori e la competenza linguistica è nella norma.
I primi sintomi compaiono generalmente intorno ai 2 anni, ma raramente sono riconosciuti. A 5-6 anni con l’inizio della scuola primaria, di fronte al persistente rifiuto del bambino di esprimersi attraverso il linguaggio, il problema è rilevato, anche se non sempre riconosciuto, questo accade perché la maggior parte dei bambini con MS comunica normalmente a casa propria e, genitori e familiari, tendono a considerare il comportamento silenzioso manifestato in altri ambienti, come una normale forma di riservatezza o di timidezza che si attenuerà o svanirà con la crescita. Gli stessi pediatri talvolta confermano questa convinzione e consigliano ai genitori di aspettare ed avere pazienza. A scuola le insegnanti possono interpretare il silenzio “ostinato” del bambino come una forma di opposizione o provocazione e reagire conseguentemente rimproverando o punendo il bambino. Al di là di ciò che appare, questi bambini non sono effettivamente in grado di parlare, anche se lo desiderano, soffrono del loro stato non tanto per il mutismo, quanto per ciò che lo provoca e cioè il pesante carico d’ansia che li schiaccia.
COSA FARE
Può succedere che una diagnosi corretta tardi ad arrivare, mantenendo e consolidando il problema del bambino e aggravando lo sconcerto dei genitori comprensibilmente allarmati quando il comportamento mutacico persiste nel tempo.
E’ necessario considerare la possibilità di una diagnosi di MS se sono presenti i comportamenti sopra descritti, il problema interferisce negativamente con la vita sociale e scolastica del bambino e persiste da più di un mese.
Una tempestiva valutazione psicodiagnostica permetterà di comprendere l’origine e il significato dell’ansia del bambino e quindi di trattarla.
Molti metodi e tecniche di intervento ci vengono messe a disposizione dalle terapie cognitive-comportamentali per i disturbi d’ansia e mostrano la loro efficacia. L’intervento dovrà coinvolgere oltre al bambino, la sua famiglia e la scuola. Gli adulti che hanno a che fare con un bambino con MS devono avere molta pazienza, mostrare al bambino di comprenderlo e soprattutto di accettarlo. E’ importante rassicurare il bambino rispetto al problema, evitare di forzarlo a parlare e accettare che comunichi utilizzando strategie non verbali. E’ bene ricordare che il bambino con MS corre il rischio di chiudersi e di isolarsi per evitare le situazioni che gli provocano ansia; è molto utile quindi creare occasioni di socializzazione e di interazione in cui possa esprimersi con i suoi mezzi, fare attenzione che non venga identificato con il suo problema e incoraggiarlo dolcemente all’uso del linguaggio senza costringerlo o insistere. Lo scopo è quello di aiutarlo a ridurre il proprio livello di ansia e di stress, sentirsi a proprio agio e al sicuro e al contempo in relazione con gli altri e con la realtà.