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IL DISTURBO DEL LINGUAGGIO

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IL DISTURBO DEL LINGUAGGIO

 Il Disturbo di Linguaggio è definito come un disturbo del neurosviluppo che si presenta con difficoltà di diverso grado nella produzione, comprensione e uso del linguaggio.

DI COSA SI TRATTA

Si  tratta di un disturbo primario, in quanto non derivante da altri deficit, ma non specifico, in quanto frequentemente associato a lievi difficoltà in altri ambiti evolutivi per esempio quello della coordinazione motoria, della memoria e dell’attenzione.

ALCUNI DATI EPIDEMIOLOGICI

I dati epidemiologici indicano una incidenza del 5-7% dei bambini in età  prescolare, mentre  11-13% dei bambini tra i 18-36 mesi presentano un ritardo dello sviluppo del  linguaggio espressivo, che nei casi più gravi si esprime anche sul versante recettivo. Di questi, il 70% ha una evoluzione spontanea favorevole entro i 3 anni di età, il recupero della capacità linguistica può avvenire infatti anche in maniera naturale, si parla in questi casi di “parlatori tardivi”.

DOPO I TRE ANNI DI ETA’

Talvolta però il disturbo persiste oltre i 3 anni, in questo caso raramente si risolve spontaneamente e si struttura   il quadro del disturbo primario.

ASPETTI PRINCIPALI

Il bambino  affetto da disturbo di linguaggio è esposto a un rischio di sviluppare un disturbo dell’apprendimento  stimato 5 volte superiore rispetto alla popolazione con sviluppo tipico del linguaggio, frequenti anche le conseguenze  sul piano emotivo relazionale, tale disagio rischia di mantenersi anche nell’età adulta se il disturbo non viene riconosciuto e trattato.

E’ dunque di fondamentale importanza identificare precocemente le difficoltà di linguaggio intervenendo tempestivamente seguendo una logica sia preventiva che abilitativa e cioè  per limitare la possibilità di sviluppare in seguito un disturbo dell’apprendimento, per evitare che la difficoltà comunicativa-linguistica impedisca al bambino di relazionarsi adeguatamente con gli altri, per rendere massimamente efficace l’intervento logopedico e più rapido il raggiungimento degli obiettivi abilitativi.

Molto rilevante  è il ruolo dei genitori, degli educatori e personale sanitario che nella prima infanzia possono osservare e rilevare importanti  segnali che risultano essere predittivi o concomitanti alla presenza di un ritardo o disturbo di linguaggio come la scarsa produzione di gesti dai 12 mesi, in particolare l’assenza del gesto di indicare  e l’assenza o la ridotta comprensione e produzione lessicale tra i 15 e i 36 mesi.

COSA FARE

Se il bambino presenta difficoltà nella comprensione oltre che nella produzione linguistica, è fortemente consigliato un intervento specialistico  già all’età di 2 anni. La finalità è quella di  sostenerlo fin da subito nell’acquisizione del linguaggio e dunque prevenire  il disagio emotivo che in questi bambini  spesso  si manifesta con esplosioni di rabbia,  comportamenti aggressivi o al contrario con  tendenza all’isolamento a causa del   fatto di  non riuscire a comunicare con i coetanei o persone non familiari.

Dai  36 mesi di età, se il bambino non ha ancora acquisito le normali abilità linguistiche,  è opportuno una valutazione logopedica approfondita con test standardizzati per definire se si tratta di Disturbo del Linguaggio.

Presso il centro la presa in carico dei disturbi del linguaggio è affidata alla logopedista che sia in fase valutativa che in fase di trattamento può avvalersi, a seconda del caso, di altre figure specialistiche dell’ équipe  per esempio neuropsichiatra infantile, terapista della neuropsicomotricità , psicologa.

Tutti i trattamenti logopedici hanno come obiettivo comune e principale quello di potenziare le capacità comunicative del bambino, di comprensione e produzione del linguaggio, a seconda delle difficoltà emerse in sede di valutazione diagnostica  e del progetto riabilitativo costruito ad hoc per ogni singolo bambino e le sue specificità.

Tra le varie forme di trattamento del disturbo del linguaggio presso il centro  possiamo annoverare il  parent training logopedico, questo percorso viene proposto soprattutto  per i più piccoli con ritardo nello sviluppo del linguaggio e coinvolge principalmente i genitori.