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ACCEPTANCE AND COMMITMENT THERAPY, COS’E’ L’ACT

«Immaginate una psicoterapia che non tenti di ridurre i sintomi, ma ottenga la riduzione dei sintomi come effetto. Una terapia saldamente basata nella tradizione delle scienze sperimentali, ma allo stesso tempo con una forte enfasi sui valori, sul perdono, sull’accettazione, sulla compassione, sul vivere nel momento presente, e sull’accedere ad un senso trascendentale di sé. Una terapia così difficile da classificare che è stata descritta come “terapia umanistica esistenziale cognitivo- comportamentale”» (Harris, 2006, p. 2).

La terapia ACT (Acceptance and Commitment Therapy) appartiene alla “terza generazione” della terapia cognitivo-comportamentale ed ha l’obiettivo di promuovere il cambiamento ed il benessere sviluppando abilità di “contatto consapevole con il momento presente” e l’azione efficace verso le direzioni di vita ritenute  importanti.

ACT potrebbe rappresentare anche l’acronimo che racchiude in sé le sue caratteristiche principali (Harris, 2011),   ovvero:

  • A = Accetta i tuoi pensieri e le tue emozioni
  • C = Connettiti con i tuoi valori
  • T = Traduci i tuoi valori in azioni efficaci

L’obiettivo della terapia ACT è quindi di aiutare bambini, adolescenti e adulti a sviluppare la propria “flessibilità psicologica”, ovvero la capacità di adattarsi alle situazioni in maniera  consapevole, accettare nuove esperienze e intraprendere azioni efficaci seguendo i propri valori personali e di conseguenza vivere una vita piena e soddisfacente.

Le tecniche utilizzate, che caratterizzano questo modello, sono raggruppabili in tre macro-categorie:

 

  1. Mindfulness: ovvero imparare ad osservare la propria esperienza, pensieri ed emozioni ponendo l’attenzione volutamente al momento presente ovvero al “qui ed ora” senza giudizi. Numerose ricerche hanno provato che praticare la mindfulness (pratica di consapevolezza) può portare a benefici psicologici importanti (Hayes, Follette, Linehan, 2004).
  2. Accettazione: ovvero aprirsi a sentimenti, sensazioni, impulsi ed emozioni dolorose senza ricorrere all’evitamento o alla soppressione degli stessi.
  3. Impegno e vita basati sui propri valori: ovvero imparare ad identificare i propri valori in modo tale che guidino verso ciò che conta in modo da chiarire cos’è davvero importante e cosa ha veramente significato e valore (chi o che cosa è importante per te?)


L’ assunto di base, di questa terapia è che le esperienze dolorose fanno parte della vita ed ogni tentativo di esercitare un controllo su di esse, negarle o evitarle  sarebbe motivo di sofferenza.

Per cui se è vero che l’evitamento esperienziale può ridurre momentaneamente la sofferenza (es. non andare a scuola per paura) è vero anche che un atteggiamento di questo tipo ritarda sempre di più la possibilità di vivere una vita serena ed appagante.

Ciò che spesso imbroglia la matassa della vita è il dialogo interiore che ognuno ha con se stesso fatto di pensieri, immagini, giudizi, valutazioni e quando questo monologo interiore assume caratteristiche estremamente rigide e/o negative può subentrare la sofferenza psicologica (per un adulto può essere per es. “non ce la posso fare”, “potrei fare di più”, “sono un fallito”; per un bambino/adolescente potrebbe essere “non riuscirò mai a fare amicizia”, “nessuno vuole stare con me”, “ce l’hanno tutti con me”, “nessuno mi capisce”)

“Non possiamo impedire a quella voce dentro la nostra testa di raccontarci storie, ma possiamo imparare a coglierla sul fatto. E possiamo imparare a scegliere come reagire: lasciandoci guidare dalle storie utili e lasciando che quelle non utili vadano e vengano come foglie al vento.” (Russ Harris)

In altre parole, secondo l’ACT, il disagio psicologico è spesso proprio il risultato di un tentativo di evitare l’esperienza di sensazioni ed emozioni squisitamente umane e spesso inevitabili come il dolore, l’ansia, la tristezza.

L’obiettivo sarà quindi di aiutare il paziente adulto, adolescente e bambino ad accogliere tutti gli stati interni, ovvero a riconoscere cittadinanza e legittimità a tutte le proprie reazioni, ai pensieri e alle emozioni dolorose, aiutandolo a vederle come espressione della propria esperienza contingente o della propria storia.

L’ ACT si configura come un modello particolarmente adatto all’intervento per l’età evolutiva, in quanto, all’interno di un solido modello teorico sostenuto da numerosissime evidenze empiriche, offre una visione evolutiva dei processi psicologici e del comportamento umano (Ciarrochi e Hayes, 2015).

Il primo messaggio che si vuole passare quando iniziamo a lavorare con un bambino/adolescente è: “non sei rotto, non ti voglio aggiustare: puoi iniziare da adesso a scoprire le cose che hai davvero nel cuore” e ciò è possibile farlo rispondendo alla domanda “chi o che cosa è importante per te?”

Nell’ottica ACT la psicoterapia in età evolutiva assolve il compito di promuovere le competenze già presenti nel bambino al fine di costruire comportamenti orientati ai valori e agli interessi fondamentali.

Il modello ACT per la terapia dello sviluppo ha l’obiettivo di insegnare ai bambini e agli adolescenti a sviluppare punti di forza, superare abitudini mentali controproducenti i e insicurezze, a vivere più intensamente il momento presente e fare scelte che favoriscano il raggiungimento del loro pieno potenziale a partire dai valori piuttosto che da impulsi dannosi  o da circostanze immediate infruttuose.

Carla Merola D’Elia

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